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FRATELLO, DOVE SEI?
(O BROTHER, WHERE ART THOU?)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 17 giugno 2000
 
di Joel e Ethan Coen, con John Turturro, George Clooney, Tim Black Nelson, Holly Hunter (Stati Uniti, 2000)
 
John Turturro, Tim Black Nelson e George Clooney
Cineasti - faro, maestri del cinema che marcia con il nostro tempo. Com'è, allora, che meno svitato di ARIZONA JUNIOR, meno architettato di MILLER'S CROSSING, meno insolito di BARTON FINK, meno assurdo ed agghiacciante di FARGO questo FRATELLO, DOVE SEI fatica cosi tanto ala ricerca del tono giusto?

Intendiamoci: con i tempi che corrono O BROTHER WHERE ART YOU? è una commedia che ha la freschezza di quelle dei bei tempi, i suoi momenti musicali sono dei piccoli gioielli di musica country, George Clooney sembra un Clark Gable postmoderno, ed alcuni ruoli di secondo piano più che azzeccati (c'è il bandito Baby Face Nelson godibilissimo; e un John Goodman al solito geniale che fa il Ciclope). Ma mi sa che le ambizioni, fin dall'iscrizione nei titoli di testa "una versione dell'Odissea situata nel Mississippi" erano ben altre. Certo, all'interno dello schema tradizionale dei forzati incatenati in fuga, i riferimenti sono evidenti: c'è un imbroglione guercio membro del Ku Klux Klan che ricorda Polifemo, l'eroe Ulisse che la Penelope americanizzata in Penny è stufa di aspettare, un Omero doverosamente cieco che sentenzia lungo la strada ferrata e le sirene ammaliatrici che si stirano voluttuosamente facendo il bucato sulle rive del fiume. Certo, la voglia di fustigare il Sud razzista, bigotto e opportunista c'è tutta; oltre all'altro modello confessato del film, quel mitico SULLIVAN'S TRAVELS del 1941 nel quale Preston Sturges narrava di un autore di commedie musicali: che, guarda caso, ambiva pure lui a qualcosa di più serio, il dramma sociale.

Molta, troppa carne sul fuoco, anche per due geniali manipolatori di generi cinematografici come Joel ed Ethan Coen; ma ai quali è forse troppo chiedere la rivoluzione ad ogni colpo. Meglio godere in tutta semplicità, allora, di quello che offre il film: l'universo del profondo sud (ridipinto con i colori stinti dell'epoca grazie alla tecnica digitale) come in un romanzo di Mark Twain, un quadro ambientale restituito con grande serietà malgrado il clima ridanciano, un incanto fanciullesco che trapela dietro ad un'impresa forse troppo calcolata.


   Il film in Internet (Google)

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